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Visualizzazione dei post da febbraio, 2018

Bricco Francesco Barolo (2004) - Rocche Costamagna

Finalmente dopo tanto assaggiare torno al mio amato Barolo e lo faccio alla grande con Rocche Costamagna, che ne produce una versione sublime con il suo Bricco Francesco da vigne posizionate alle Rocche dell'Annunziata, uno dei quattro cru di La Morra. Su queste colline a 300 mslm Rocche Costamagna possiedono 5 ettari coltivati a Nebbiolo, che viene prodotto solo nelle grandi annate e in piccole quantità e da vita a vini di grande complessità e dal bouquet piacevole e territoriale. La storia di questa azienda è simile a quella di molte altre delle Langhe e inizia nel 1841 quando, Luigi Costamagna insieme al figlio Francesco, ottengono il permesso da parte del Regio Comando Militare di commerciare il vino al minuto prodotto con uve dei suoi vigneti. Dopo un periodo nel quale vengono venduti tutte le proprietà al di fuori di La Morra e l'attività di vinificazione viene limitata al fabbisogno famigliare, verso la fine degli anni sessanta, riprende intensa l'attività pro

Tutto sul Valpolicella ripasso La Casetta di Domini Veneti (2014)

La tecnica del ripasso consiste nell’utilizzare le stesse vinacce utilizzate per l’Amarone per la produzione di un Valpolicella chiamato appunto ripasso, con caratteristiche di maggior corpo e struttura rispetto al classico Valpolicella fresco e immediato. Contrariamente a quello che si può pensare non è una tecnica moderna; piuttosto nel passato contadino veniva utilizzata per produrre un Valpolicella ripassato sulle vinacce del Recioto. Le uve oggi utilizzate sono identiche a quelle dell’Amarone, quindi parliamo di Corvina, Corvinone e Rondinella più eventuali aggiunte di altri vitigni locali come la Molinara, recentemente uscita come obbligatoria dal disciplinare ma ancora utilizzata da molti produttori. Ulteriore differenza tra i vari ripasso presenti in commercio è rappresentato dal tempo e dalla quantità con cui le vinacce rimangono in contatto con i vitigni base del Valpolicella, che possono determinare vini più leggeri e fruttati, piuttosto che vini più con

Grandi vini di piccoli produttori: Barbaresco (2014) di Cascina Morassino

Grandi bottiglie da piccoli produttori: si può fare !!! E' il titolo e anche l'incipit del posti di oggi. Infatti stiamo parlando di una cantina che dispone di 4 ettari vitati nel cru Ovello, vera e propria eccellenza all'interno della denominazione Barbaresco. Il terroir presenta uno strato inizialmente argilloso, per poi lasciare lo spazio a marne e tufo. Il produttore lavora secondo la tradizione, quindi s'intende che un grande vino bisogna saperlo aspettare, senza la fretta di metterlo in commercio per recuperare l'investimento. Fanno parte della filosofia aziendale le macerazioni lunghe e senza aiuti, al fine di ottenere la maggiore concentrazione, per poi affinare solo in botte grande per la più classica delle fermentazioni. Gli interventi sono limitati a qualche rimontaggio e alle analisi di rito per capire l'evoluzione del vino e scongiurare eventuali interventi invasivi in fasi successive. Il vino rimane in botte 20 mesi e prima dell'imbo

Chardonnay Altkirch (2016) di Cantina Colterenzio

Parliamo oggi di un vino imperdibile per rapporto qualità-prezzo e perchè è la dimostrazione che quando si vuole fare selezione i risultati arrivano anche a su prodotti dalla fascia di prezzo contenuta, dove per contenuta si intende di poco sopra i 10 euro. Cantina Colterenzio è sinonimo di garanzia per tutti coloro che bazzicano un po' il mondo del vino. L'azienda ha sede ad Appiano, in provincia di Bolzano, e concentra la sua produzione nel territorio chiamato Oltradige, considerata la più grande area coltivata a vite dell'Alto Adige. Il paesaggio è suggestivo: a fare da cornice ai vigneti perfettamente pettinati di queste parti troviamo le pietre grigie delle Dolomiti a dominare l'orizzonte. I 300 soci della cooperativa coltivano questo territorio in particolare nelle aree di Colterenzio, Cornaiano e Appiano, dove fin da tempi remotissimi la vite ha trovato un terreno e un clima a cui si è adattata perfettamente. Lo Chardonnay, come tutti i vitigni alloc

Vertigo (annata 2015) di Livio Felluga

Livio Felluga se né andato alla fine dell’anno scorso ma rimangono i suoi vini prodotti con una filosofia che ha saputo impostare subito dopo la seconda guerra mondiale. Un processo lungo e difficile e in netto contrasto con l’abbandono della collina a cui in quei tempi si stava assistendo, in favore della città e del capitale investito nell’industria. Lui invece ha creduto nella terra, in quell’estremo lembo d’Italia chiamato Collio e più precisamente a Cormons. Uomo di tradizioni, ha saputo anche guardare lontano affiancando ai ritmi lenti della terra e appunto delle tradizioni contadine, tecniche moderne in grado di indirizzare i suoi vini verso i nuovi gusti dei consumatori. Il tutto condito da una passione e un rispetto infiniti per il Collio e per il suo lavoro di vignaiolo. Tra le novità che ha voluto introdurre appena insediatosi con la sua azienda nel lontano 1956, fu l’introduzione di Pinot noir e Merlot su colline che fino a quel momento avevano conosciuto