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Visualizzazione dei post da 2018

Langhe Arneis Elisa (2017) - Paitin

Paitin è un produttore di Neive in piena Langa che, nei suoi 17 ettari di vigneto, coltiva principalmente Barbaresco, Nebbiolo, Barbera e Dolcetto. Oltre a questi rossi tipici del Piemonte, affianca la produzione di Arneis, uno dei pochi vini bianchi autoctoni delle Langhe. Il nome Elisa è dedicato ad una esponente della quinta generazione degli Elia, che ha orgogliosamente introdotto il primo vino bianco della casa vitivinicola. L'Arneis è un vino bianco spesso sottovalutato anche dagli stessi piemontesi, un vino da pasto da accompagnare ai piatti che impongono appunto un abbinamento con un bianco o meglio che escludono un rosso dalla tavola. Invece, per chi ci crede, è un vino che può regalare complessità e personalità anche senza arrivare al top di gamma come altri vitigni e regioni più vocate alla produzione di vini bianchi come Trentino o Friuli. Al naso l'Arneis di Paitin, si esprime su articolate note di pesca, pompelmo e mandorla, ma anche mela e pera in p

E' un lavoro duro ma qualcuno deve pur farlo

Ogni tanto, facendo un difficile slalom tra impegni lavorativi e personali, riesco anche a fare un giretto nella bella sede Ais di Milano al Westin Palace dove si svolgono tutti gli eventi più importanti. Ad uno di questi ho assaggiato diversi vini interessanti e prima di perdere inesorabilmente gli appunti ho deciso di trascriverli su Baccanera. Si parte con un impronunciabile vino di Castel Sallegg di base Schiava. Boschofsleiten sono vigneti ottimamente esposti sulle dolci sponde del Lago di Caldaro, coltivati con la tradizionale pergola trentina. Ha profumi delicati di ciliegia, viola, erbe aromatiche e spezie, mentre al palato è piacevolmente fresco e con tannini gentili con una leggera nota di lampone nel finale. Ho poi proseguito con un Vermentino dei colli di Luni, chiamato simbolicamente il Lunatico, perchè pare anno dopo anno riesce un po' come vuole lui. Le vigne sono adiacenti al mare e alle rovine dell'antica Luni, ha profumi intensi e minerali, con un

Fumin di Les Cretes

E' un rosso di cui poco si parla e poco si sa, forse per la scarsa propensione di questo prodotto a uscire dai confini valdostani causa la ridotta quantità prodotta. Eppure il Fumin è un rosso di tutto rispetto, capace di riservare autentiche sorprese, soprattutto se viene prodotto da un produttore di assoluto rilievo come Les Cretes. Il nome del vitigno sembra che derivi dal colore degli acini che, fino a poco prima della vendemmia, ha tonalità grigio fumo. In passato veniva utilizzato come vino da taglio per garantire colore e acidità ad altri vini. Poi ha saputo guadagnarsi la stima di Les Cretes, che nel 1970 ha incominciato a produrlo in purezza, subito seguito da altri produttori valdostani e oggi è una garanzia di buona qualità soprattutto dopo il riconoscimento della Doc. Da semplice vino da taglio ora il Fumin si è trasformato in un vino che può sia essere consumato 'giovane', sia dare vita a vini ricchi di profumi e molto longevo, proprio grazie ad una a

Serata conclusiva del terzo anno di attività del 'gruppo dei soliti astemi'

Veniamo alla serata perfetta per eccellenza. Si tratta di una delle tante cene organizzate dal 'gruppo dei soliti astemi' nella sua formazione classica. E' una perfetta serata di settembre (per l'esattezza mercoledì 12 settembre 2018), dove tutto ma proprio tutto è al posto giusto, partendo dalla location, un ampio terrazzo nel centro storico di Monza dove il silenzio regna sovrano. La temperatura è di quelle che ti permette di stare in maniche corte e pantaloncini senza sudare e senza avere freddo, il cielo è limpido e stellato. La cena parte con una bella foto nella quale vengono immortalati, per la prima e ultima volta su questo blog, i visi sorridenti del gruppo storico dei soliti astemi. Si parte con un prosecco di qualità come il Rustico di Nino Franco, praticamente una certezza nell'ambito del prosecco, con le sue note affettate e giovanili, le bollicine che solleticano dolcemente il palato e aprono ad una tranquilla serata in compagnia di ami

Vermentino Brigante e Morellino Tore del Moro dell'Azienda agricola Santa Lucia

Non c'è cosa più bella dell'andare per cantine, scoprendo nuovi territori vitivinicoli, come quando sei in vacanza. La rilassatezza delle ore post pranzo e una calura un filo opprimente mi indurrebbero di rimanermene sdraiato sulla mia comoda sdraio nel giardino dell'agriturismo per poi prepararmi con calma alla spiaggia. Invece ormai mi si è insinuato il tarlo della visita all'azienda agricola vicino al mia agriturismo per assaggiare il vino che ho provato e che ho trovato estremamente interessante. Si tratta di un paio di chilometri in linea d'aria sulla dissestata Aurelia, nei pressi di Fonteblanda, praticamente dietro il selvaggio e naturalistico Parco dell'Uccellina. In un attimo sono davanti all'azienda agricola Santa Lucia, con i suoi vigneti pettinati sotto il sole infuocato di agosto. La cantinetta del consumatore è accogliente e luminosa e una gentile signorina è addetta alla mescita del vino e a tutte le domande che mi vengono in mente men

Valpolicella Classico Superiore (2015) - Zenato

Il loro Amarone Riserva Sergio Zenato vince premi su premi ed è su tutte le guide di settore anche se purtroppo ... non l'ho mai assaggiato. Ma come sempre il valore di un produttore lo si trova su tutta la sua gamma di prodotti, anche su quelli di fascia medio alta. I vigneti di Zenato si dividono tra San Benedetto di Lugana, vocati naturalmente al Trebbiano di Lugana e a Costalunga in Valpolicella, patria dell'Amarone. Il Valpolicella Classico Superiore di Zenato che ho assaggiato durante un pranzo in un agriturismo non lontano dalla loro sede, è una stupenda amalgama di profumi e sapori intensi e raffinati, sapientemente avvalorati da un utilizzo intelligente del legno, che portano questo Valpolicella direttamente nell'olimpo dei miei vini di fascia di prezzo medio-bassa, ma dal rapporto prezzo-qualità strepitoso. Le uve utilizzate sono le classiche autoctone Corvina (85%), Rondinella (10%) e Corvinone (5%), mentre a livello di note tecniche vale la pena accen

Rosso di Montalcino (2016) - Pian delle Querci

Riflettevo l'altra sera sul fatto che ultimamente avevo colpevolmente trascurato io mio amico Sangiovese, ma scorrendo l'archivio digitale ho ritrovato le foto e le note di degustazione di un assaggio effettuato a luglio di Pian delle Querci e di cui non avevo mai tratto un post. Pian delle Querci è una azienda agricola situata a Montalcino che produce il mitico Brunello e il Rosso di Montalcino, doc di ricaduta del più famoso vino toscano. L'azienda è di tipo famigliare e coltiva sulle colline composte da terreni misto argillosi, ad una altezza di 250 mslm, 50 ettari di terreno di cui 8,5 ettari coltivati a vigneto. La pratica aziendale è di non far uso di lieviti selezionati ma di utilizzare quelli presenti sulla buccia dell'uva e di effettuare fermentazioni molto lunghe in tini di acciaio, con l'intento di estrarre la maggior quantità di materia e frutto dagli acini. Inoltre si usa una potatura cortissima per costringere ogni pianta di uva a concent

La raffinata eleganza del Barolo Monvigliero Riserva (2015) di Castello di Verduno

Partiamo dicendo che il Barolo Monvigliero Riserva 2005 di Castello di Verduno è una delle mie passioni. Superato il problema 'disclaimer', possiamo partire per quello che è uno dei viaggi più interessanti delle varie zone, sottozone o cru o comunque le vogliate chiamare. Verduno è anche la patria del Pelaverga, un vitigno autoctono locale che da vita a vini dotati di profumi speziati e di una bevibilità estremamente interessante e al contempo aristocratica. Lo cito per far capire che la zona è estremamente interessante anche sui prodotti di base seppur meno conosciuta di altre zone di Langa. Infatti anche i Barolo di Verduno, così come i Pelaverga, hanno caratteristiche uniche che trascendono dalla materia tannica e dalla muscolosa corposità dei vini di Serralunga d'Alba o di Castiglione Falletto, per dar vita a bottiglie più aristocratiche, eleganti, dal profilo tannico setoso e dal palato raffinato. Personalmente amo questo tipo di vini o meglio ho imparato

Un grande vino bianco mediterraneo: Furore Bianco Fiorduva (2015) di Marisa Cuomo

La prima volta che ho assaggiato Furore di Marisa Cuomo ero ad una fiera del vino, intento a effettuare degustazioni a raffica e piuttosto preoccupato del tempo che inesorabilmente scorreva troppo veloce. L'ho assaggiato come ultimo vino, dopo un'ultimo e nervoso controllo dell'orologio. Già dal bicchiere rivelava un colore intenso e brillante, i profumi erano insoliti e il palato differiva in maniera distintiva ed evidente da tutti i bianchi assaggiati in quella caotica occasione. Non ho potuto altro che complimentarmi con il fato che mi aveva fatto incontrare questo vero nettare degli dei, prendere nota del nome del vino e rimandare ad una occasione più tranquilla e ad un assaggio più concentrato. Da quel giorno è passato diverso tempo; ho avuto modo di riassaggiare Furore in diverse occasioni, ma sempre a fiere o in degustazioni varie, fino ad oggi quando finalmente, alla tavola del 'gruppo dei soliti astemi', si è palesata la bottiglia nella sue elegant

Il Barolo Rocche di Castiglione di Roccheviberti di Castiglione Falletto.

Le Langhe e il Barolo, il suo vino più rappresentativo, riservano sempre delle sorprese, basta non soffermarsi troppo sulle cantine più conosciute e aver voglia di scoprire tanti piccoli produttori che lavorano questo splendido territorio. Roccheviberti è una di queste piccole aziende, sconosciuta al grande pubblico e anche a molti appassionati, che opera a Castiglione Falletto su 5 ettari di vigna di cui 3 dedicati al Nebbiolo. Nelle vigne non si diserba e si usa il buon vecchio letame di mucca per concimare il terreno. Per chi non conoscesse Castiglione Falletto si tratta di una sottozona del Barolo molto di pregio, che sviluppa i migliori cru di tutte le Langhe. Le vigne di Roccheviberti di età media di 40 anni che producono il loro Barolo, si arrampicano sulle colline del cru Rocche di Castiglione, una delle zone più pregiate di Castiglione Falletto, su una altitudine media di 350 mt. Siamo quindi di fronte probabilmente ai migliori e più vocati terreni in circolazione pe

Kalterersee Auslese (2016) - Cantina di Colterenzio

Cantina Colterenzio è una solita cantina cooperativa che nasce nel 1960 ad opera di 28 viticoltori del territorio, ma è con l'arrivo di Luis Raifer che cambia il modo di produrre il vino. Vignaiolo curioso e ambizioso, inizia un lungo viaggio di studi in California, al termine del quale torna in patria con la convinzione che quelle terre prima concentrate sulla produzione di rossi di bassa qualità potevano dare molto di più di quanto si poteva supporre in quel periodo. Siamo negli anni '80 e la filosofia che Raifer cerca di esportare su queste vallate è incentrata sulla ricerca assoluta della qualità produttiva che non si poteva che ottenere riducendo in maniera drastica la resa per ettaro, ma anche la sostituzione alcuni vitigni locali con alcuni internazionali che ben si adattavano al terroir dell'Alto Adige. Sulla base di queste teorie i viticoltori non venivano più remunerati sulla base del grado zuccherino delle uve ma sulla resa per ettaro e sulla distribuzion

Il Gewurztraminer 2016 di Albino Armani alla prova di Baccanera

E' un piacere trovare amici con la tua stessa passione e se questa si riferisce al vino la condivisione diventa praticamente fondamentale. Se poi la cena si volge su un terrazzo, in piena estate, al 15 piano della 'Torre Dazza', con piatti cucinati da Chef Fabrice, capite che il tutto diventa meglio (molto meglio) di un qualsiasi ristorante. Fatta questa premessa avviciniamoci come al solito al produttore di oggi e al suo vino parlando prima del territorio di origine. La Vallagarina è una valle di origine glaciale che segue il fiume Adige, i cui confini sono identificabili a nord con il paese di Besenello, da cui parte la Val d’Adige, mentre il limite inferiore corrisponde allo sbocco sulla Pianura Padana. E’ quindi l’ultimo tratto tra i monti che il fiume Adige percorre prima di arrivare alla pianura. Questa valle è da sempre fortemente vocata all’agricoltura e la vite in particolare è presente da millenni. Si può considerare la patria del Marzemin

Kerner (2015) - Nals Margreid

Nals Margreid è una cooperativa di 138 viticoltori che coltivano complessivamente 160 ettari di terreno che si estendono da Nalles, fra Bolzano e Merano, dove si trovano i terreni più settentrionali, fino a Magrè, nella parte meridionale della Bassa Atesina. Terreni che spaziano dai conoidi alluvionali carcarei, ai suoli porfidici e morenici, roccia primitiva di marmo, greiss e mica. La variegata distribuzione dei terreni, sia per latitudine che per altitudine, consentono alla cantina di poter contare su un'ottima varietà morfologica di terroir a disposizione. La filosofia aziendale, che si può riscontrare anche nei vini assaggiati, parla di un vino che viene naturalmente atteso senza inutili forzature e con una esasperata ricerca della qualità in vigna. Anche il microclima è abbastanza variegato, grazie ad una altitudine che può variare tra i 200 e i 900 metri, con la protezione dell'arco alpino a nord e gli influssi mediterranei a sud, con forti sbalzi termini tra

L'agricoltura sinergica di L'Archetipo

Francesco Valentino Dibenedetto è il proprietario di Archetipo, azienda agricola di Castellaneta (Puglia) che segue i dettami dell'agricoltura sinergica. Dopo l'agricoltura biologica, e quella biodinamica talvolta confusa con il termine Vegan, oggi abbiamo pure (e non lo sapevamo) l'agricoltura sinergica. Che cos'è l'agricoltura sinergica però non è di difficile interpretazione e viene bene spiegato dalla stessa azienda sul proprio sito internet. Infatti dopo vent'anni di agricoltura biologica e cinque di agricoltura biodinamica, l'Archetipo è riuscita a portare i propri terreni ad una situazione di equilibrio che, in termini tecnici, viene appunto definita agricoltura sinergica. E ancora meglio un sistema o ecosistema può considerarsi in equilibrio solo se non presenta picchi di sviluppo di un essere vivente sugli altri. L'azienda non pratica l'aratura dei terreni per non andare a destabilizzare il contributo naturale della natura sui ter

Polvanera: quando la tradizione e il territorio si ritrovano in bottiglia

Polvanera è una dolce e piacevole scoperta che rivendico spesso nel 'gruppo dei soliti astemi'. Ricordo ancora come fosse oggi che, dopo una lunga batteria di produttori e relativi vini assaggiati, eravamo in procinto di lasciare il Vinitaly 2017, tornando alla stazione di Verona e, un tantino preoccupati, calcolavamo mentalmente quanto potevamo metterci per uscire dalla fiera, prendere il primo autobus e arrivare ai binari. Dal calcolo approssimativo è risultato che avevamo ancora un piccolo, ma determinante spazio temporale per degustare un ultimo produttore che ho scelto dalla mia lista. Quel produttore era Polvanera. Di lui ci ha colpito che, nonostante tutto un Vinitaly ormai alle spalle, i suoi vini ci sono sembrati avere una personalità perfettamente distintiva, fortemente territoriale e, per noi molto importante, con un rapporto qualità prezzo che ancora oggi considero praticamente imbattibile. Con colpevole ritardo abbiamo riassaggiato uno dei suoi vini nella

Chianti riserva Rio Camerata, annata 2013 di Fattoria di Piazzano

Il 9 maggio scrivevo di un vino assaggiato di Fattoria Piazzano. Come tutti i produttori che lavorano bene, noi del gruppo dei soliti ignoti ripetiamo l'acquisto, appena possiamo e terminate un po' di scorte di altri vini ..... Mi ritrovo quindi a assaggiare altri vini di questa bella realtà toscana con sede a Empoli e certificata biologica. Partiamo dal Ventoso, uno dei prodotti di punta dell'azienda; un Sangiovese con un saldo di Canaiolo e altre uve rosse del territorio. L'esposizione è sud, sud-ovest e nord, con una densità di impianto che oscilla tra i 3.200 e i 5.200 ceppi per ettaro. L'affinamento avviene in vasche di cemento vetrificato per mantenere la succosità e il frutto e questo pare sia considerato un must aziendale. L'annata degustata è la 2016 e occorre dire che mi aspettavo forse maggiore sostanza. Invece quello che ritroviamo nella bottiglia è una versione semplice e piuttosto beverina, dove appunto prevalgono le note di frutta fr

Serata austriaca con Muskateller, Riesling e Blaufrankisch

Torniamo dalla lunga pausa estiva e Baccanera lo fa alla grande con il resoconto di una serata 'austriaca', quindi abbinamento di bianchi e rossi di primo livello con piatti tipici del luogo. Si parte con un entrèe a base di veri wurstel austriaci a base di pollo e di maiale cotti rigorosamente al vapore. La nota importante da fare è che, in Austria a differenza che in Italia, la carne utilizzata per la produzione dei wurstel è di prima scelta, vista la predilezione del popolo austriaco per questo tipo di piatto. Esattamente il contrario dei wurstel prodotti in Italia o destinati al mercato italiano, per i quali vengono utilizzati prodotti di scarto. A questo primo piatto abbiamo provato ad abbinare il Muskateller di Dreisiebner Muster, che con le sue tipiche note aromatiche dolci di mela verde, salvia e timo, a cui poi si associa un sorso fresco e gustosamente minerale, spesso spiazza il wine lover meno esperto che si aspetta un sorso altrettanto dolce. Secondo ab

Semplicemente un mito: il Barolo di Bartolo Mascarello

Arrivo buon ultimo e lo so .... dopo fiumi di parole e innumerevoli articoli di rinomate penne italiane .... ma come fai a non scrivere due righe quando bevi un vero mito dell’enologia italiana. Sto parlando del Barolo di Bartolo Mascarello, un po’ mito un po’ realtà, comunque la si veda una icona classica dell’enologia italiana. Una strana figura di intellettuale campagnolo, che ha trainato con le sue idee solo in apparenza austere un intero esercito di piccoli e medi produttori di Langa, che inevitabilmente sono andati in collisione negli anni ’90 con la visione ‘modernista’ introdotta da giovani emergenti e outsider. Sta di fatto che quando l’amico Camillo ha postato la foto dei vini che si sarebbero degustati alla cena del ‘gruppo dei soliti astemi’, e tra le altre bocce ho intravisto il Barolo di Mascarello, mi si è annebbiata la vista e facevo quasi fatica a crederci. Le sue bottiglie sono infatti indubbiamente rare, con una produzione che si attesta sulle 15-20