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Visualizzazione dei post da novembre, 2017

I bianchi macerati parte II: la Ribolla gialla di Radikon

Confesso che la Ribolla Gialla di Stanko Radikon è uno dei vini più estremi che mi sia capitato di assaggiare. Anche in una serata dove si ‘sfidavano’ tre grandi dell’enologia friulana (Radikon, Gravner, Podsevic), della coltivazione biodinamica e della macerazione sulle bucce, il suo Ribolla gialla è risultato il vino più estremo, quello che si è spinto ancora un po’ oltre i confini conosciuti dell’enologia. La sua filosofia è ben conosciuta ed è il frutto di un percorso che chiamerei evolutivo-esplorativo, un approccio pragmatico fatto di continui correzioni di errori e nuove strade da esplorare, che portano alla Ribolla Gialla annata 2008 così come l’ho assaggiata. In mezzo ci stanno la coltivazione in regime biodinamico della vigna, in cantina l’utilizzo dell’acciaio, la barrique, la botte grande, i tini tronco-conici, i lieviti indigeni, la lunga macerazione sulle bucce, l’assenza di controllo sulla temperatura, la mancata filtrazione e per finire la coraggiosa rinun

I bianchi macerati parte I: la Ribolla Gialla di Damijan Podsevic

Un po’ filosofo, un po’ vignaiolo, di sicuro è un libero pensatore. Sto parlando della filosofia produttiva di Damijan Podversic, produttore friuliano del Collio,   che seguendo le orme e l’influenza di un altro grande della viticoltura friulana, Josko Gravner, produce vini di una personalità unica, della serie o li adori non puoi berli (perché non li capisci). Per lui i concetti di riappropriazione dei tempi della natura, le fasi lunari, il falcio dell’erba tra i filari nei tempi giusti e tanto tanto altro. Concetti e pensieri prima di tutto, poi seme, acino e terra ….. e poco altro, tanto che in cantina si può solo cercare di sbagliare il meno possibile. Inutile dire che non ama i tecnici, i concetti precostituiti e le forzature sui vini e sulla natura, ed è inutile anche affermare che ama il vino di un amore profondamente viscerale da un’età alla quale oggi si pensa al massimo allo smartphone di ultima generazione. Un percorso che per Damaijan è costellato di err

Sand il Moscato giallo di Cantina Colterenzio

Il Moscato giallo è un vitigno aromatico che fa parte della famiglia dei Moscati, insieme al Moscato bianco molto diffuso in Piemonte, il raro Moscato di Scanzo, il Moscato di Alessandria molto diffuso nel meridione, il Moscato di Terracina e il Moscato Rosa, quest’ultimo coltivato soprattutto in Alto-Adige. Le sue origini sono probabilmente mediorientali e, come molti altri vitigni considerati autoctoni, è stato portato in Italia dai greci e coltivato dai Romani. Può dare vita a vini secchi o dolci e la sua scarsa diffusione lo rende (ai miei occhi), elegante e aristocratico, un vino che non ha bisogno di primeggiare, ma che sa di poter immediatamente stupire per la sua nota aromaticità. Ho una particolare attrazione per i moscati vinificati senza residuo zuccherino e, in una piovosa ma ancoraa tiepida sera di fine ottobre, ho avuto la possibilità di assaggiarne una versione di buonissimo livello. Parlo di Sand annata 2015, il Moscato giallo di Cantina Colterenzio, che

I Clivi Brut Nature di Ferdinando Zanusso

Volevo approcciare un post su un recente assaggio di vini di Radikon, Damijan Podsevic e Gravner, con una breve introduzione relativa a questo Brut nature assaggiato come starter pre-cena, ma dopo aver cercato informazioni sul produttore e ricordandomi le belle sensazioni provate in fase di assaggio, ho deciso che meritava un post dedicato. Nella serata tutta dedicata alla Ribolla gialla coltivata in quell’estremo lembo d’Italia chiamato Collio, abbiamo deciso di stappare una Ribolla spumantizzata che viene prodotta con una singola fermentazione naturale invece delle solite due utilizzate per il metodo Charmat e il metodo Classico. Ma partiamo dall’inizio e quindi dal produttore. Ferdinando Zanusso è un produttore vitivinicolo in quel di Rosazzo, nei Colli orientali del Friuli. La particolarità di questa terra, terroir se vogliamo tirarcela come i francesi, è il Flysch, ovvero strati di marne e arenarie di origine eocenica. Il resto lo fanno il microclima di queste

La Valle d'Aosta di Anselmet nel Torrette superiore annata 2015

Dal punto di vista vitivinicolo la Valle d’Aosta mi ha sempre incuriosito. La cultura della vite era già praticata nei popoli preromanici e in particolare dai Salassi, popolo di origine celtica che abitava la vallata centrale più abitabile da un punto di vista climatico rispetto a tutto il resto del territorio valdostano che presenta cime spesso inarrivabili. Con l’arrivo dei Romani la vite ebbe una grande espansione, mentre nel Medioevo ci furono numerosi alti e bassi con le pestilenze e carestie ma anche con lo sviluppo di numerosi vitigni autoctoni, alcuni scomparsi e altri ancora coltivati. La viticoltura in Valle d’Aosta segue il naturale corso della Dora Baltea, si inerpica su terreni calcareo-sabbiosi ed è influenzata da escursioni termiche spesso importanti e da una generale e sostenuta ventilazione. I vigneti sono in massima parte terrazzati, ricavati dai primi contrafforti delle montagne (qui non si può parlare di colline) Alcune vigne poste ad altitud

Sfida tra titani: Amarone Piovesole, Barolo Barale e Brunello La Mannella

Metti una sera nella quale pensi che hai avuto proprio un bel colpo di genio quel giorno che ti sei intestardito a voler tradurre la tua passione per i vini in un pezzo di carta, comunemente chiamato diploma di sommelier, che ora sta incorniciato in taverna seminascosto tra una libreria Ikea stracolma di libri e un improbabile quadro ereditato dai nonni. Nella stessa sera mentre guidi verso la cena-degustazione a casa dell’amico Camillo, covo storico dei soliti astemi, trovi anche come sia strano il destino quando in quella gita al termine del primo corso Ais, ti sia capitato in modo del tutto casuale di sederti vicino ad un collega aspirante sommerlier, che ha poi deciso di lasciare al secondo livello (e chi l’ha mai più sentito), ma che ha avuto il grande pregio di farti conoscere la sopracitata persona, con la quale nel frattempo è nata una sincera amicizia che dura già da parecchi anni. Del resto intuito e fortuna sono componenti fondamentale della vita. Nel fratte

Villa Angela Pecorino (2015) di Velenosi

E’ da un po’ che non mi capitava di assaggiare un Pecorino. Ne avevo bevuto (e molto) durante le mie vacanze nelle Marche, che per diverse ragioni, ho rivisitato più volte nel corso degli anni passati; ma fuori dalla regione l’ho riprovato raramente. Il Pecorino è un vitigno autoctono della zona a cavallo fra il sud delle Marche e il nord dell’Abruzzo, con qualche sconfinamento nelle zone più orientali del Lazio. Appartiene alla grande e variegata famiglia dei Trebbiani, preferisce le colline più fresche ed elevate, e solitamente riesce al meglio nelle sue versioni vinificate e affinate in acciaio, al fine di mantenere inalterate le sue qualità intrinseche. Le sue origini sono antichissime, in quanto le prime tracce documentali risalgono al II secolo a.C., periodo in cui venne portato dai Greci in Italia. Il suo nome, che si presta spesso a facili sorrisi nelle cene tra amici (per non parlare della Passerina) pare derivi dal fatto che le pecore adorassero cibarsi

Pietramora Sangiovese Riserva (2013) di Fattoria Zerbina

Di Fattoria Zerbina credo di aver già fatto diversi post in questo blog che ridendo, scherzando ma soprattutto bevendo ….. sta per tagliare il traguardo dei 5 anni !!! Era il 18 gennaio 2013, ai primi di dicembre avevo terminato con una bella uscita di gruppo da Tommasi il primo livello del corso Ais di Monza e Brianza e dopo poco più di un mese avrei iniziato il secondo e poi in autunno il terzo livello, fino ad arrivare al temuto esame superato a gennaio 2014. Non sapevo che sarebbe stato l’inizio di un viaggio che non sarebbe mai terminato, un viaggio il cui percorso per me continua ancora oggi, pieno di curve, scorci straordinari e qualche volta di errori da cui si può molto imparare a patto di non volersi mai fermare. Bando ai sentimentalismi oggi vi parlerò di un vino e di una azienda da appuntarsi seriamente sul taccuinio, sul cellulare insomma dove volete, basta non dimenticarsela perché i suoi vini meritano tutti un assaggio, a partire dal semplice Albana secco fino