Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da 2017

I 10 migliori assaggi di Baccanera del 2017

Anche quest'anno è tempo di bilanci enoici e con questo 2017 si chiude il quinto anno di questo blog, iniziato per gioco e continuato per passione. Nel 2017 ho assaggiato probabilmente i migliori vini di sempre, con molte riconferme e molti altri vini nuovi per me sconosciuti che hanno saputo darmi emozioni, che solo voi winelover e sommerlier siete in grado di capire. Ho assaggiato diversi Amaroni, Baroli, Brunelli e Barbareschi ma nessuna grossa novità rispetto agli anni passati. Così ho preferito inserire in questa mia personale classifica dei vini che hanno dimostrato un eccellente rapporto qualità-prezzo. Come sempre i vini sono elencati in assoluto ordine sparso. Anfora Ribolla Gialla (2006) di Josko Gravner La filosofia produttiva di Gravner si può riassumere brevemente nel concetto che la terra non è nostra ma che l’abbiamo solo in prestito temporaneamente e quindi dobbiamo saperla conservare nel migliore dei modi per lasciarla integra a chi verrà dop

Moscato Veneto Igt Dindarello (2015) Maculan

E' un po' di tempo che non scrivo di passiti, non perchè non ne abbia bevuti, ma semplicemente perchè ultimamente nessuno mi aveva particolarmente impressionato. Mi ritrovo invece in questo penultimo post dell'anno a parlare di un passito che fa del rapporto qualità-prezzo il suo punto di forza. Come sottolineato dagli amici di vinialsupermercato.it, il Dindarello di Maculan viene talvolta proposto, soprattutto nella grande distribuzione a dei prezzi che hanno dell'incredibile. Alcuni blogger e giornalisti del vino ci ricamerebbero sopra per mesi, con tanto di sdegnate risposte e contro risposte a margine del post, tutte finalizzate più a fare traffico al sito e quindi a legittimarne l'esistenza, piuttosto che a volersi accreditare come dei veri paladini delle cause perse. Personalmente mi metto come sempre dalla parte del consumatore, che semplicemente non può non portarsi a casa una bottiglia di Dindarello se la trova sotto i 12 euro e le ragioni si spr

Un ottimo Franciacorta con cui brindare durante le feste: Cintus Brut di Laudavit

Sarà capitato a molti di voi .... e' una sera di inizio dicembre e ha incominciato a fare freddo per davvero, quel tipo di freddo che ti penetra nelle ossa e non ti abbandona fino a quando non arrivi alla cena organizzata dal tuo amico. Mentre ancora stai salutando ospiti e padrone di casa, ti ritrovi in mano un bicchiere di bollicine donato da un volenteroso amico. Lo assaggi quasi distrattamente, ma subito capisci che stai bevendo qualcosa di particolare su cui vale la pena concentrarsi. Allora chiedi lumi della bottiglia al volenteroso amico che ovviamente non sa neanche bene cosa ti ha servito (sarà un prosecchino); passi allora all'indaffarato padrone di casa che ti rimanda all'amico di un amico che pare abbia portato la bottiglia. Finalmente leggi l'etichetta: si tratta di un Franciacorta e il nome del vino è Cintus .... che nel frattempo è terminato. Non ti rimane quindi che gustarti il resto del bicchiere e annotarti mentalmente produttore e bottiglia

Strepitoso Barrua, annata 2005 di Agricola Punica

Tra i vini che mi sono più piaciuti allo scorso Vinitaly c'è senza dubbio il Barrua, un vino che se fosse nato in California o in Francia avrebbe già scalato le classifiche e vinto premi internazionali. Non che non vinca premi in Italia, ma di sicuro non è conosciutissimo neanche tra i winelover. Eppure è un vino di passione, dal carattere tipicamente territoriale, che sa esprimere forza ed eleganza come solo i grandi vini sanno fare. L'enologo Umberto Tombelli ha preso il posto del mitico Giacomo Tachis, vero inventore di questo vino che viene prodotto con una base di Carignano del Sulcis (85%) ai quali si aggiunge un saldo di vitigni internazionali (Cabernet Sauvignon e Merlot) in grado di ammorbidire le spigolosità del vitigno autoctono sardo. Che il vino sia tecnicamente ineccepibile è quasi scontato, mentre sorprende al naso per il suo articolato corredo polifenolico che si esprime sulla frutta rossa matura (su tutto l'amarena sotto spirito), pepe nero, ba

Un buon Cabernet Sauvignon australiano? Margaret di Woodlands Vineyard, annata 2013

Proseguendo sulle degustazioni internazionali non posso che ringraziare l'amico Geo, che nel suo recente giro in Australia ha pensato anche al 'gruppo dei soliti astemi', portandosi al rientro una boccia australiana, che abbiamo degustato in una sera di inizio novembre (tanto per farvi capire quanto sono indietro con i post sulle mie degustazioni). Woodlands Wineyards, è una azienda vitivinicola situata a Wilyabrup, nella regione vinicola australiana chiamata 'Margaret river'. E' attiva dal 1973 e coltiva i tipici vitigni internazionali come Chardonnay, Malbec, Merlot, Petit Verdot, Pinot noir e Cabernet Franc ma è con i vini a base Cabernet Sauvignon che è diventata famosa per aver ricevuto diversi premi internazionali anche in contesti di degustazioni alla cieca con vini prodotti a Bordeaux. In particolare il Margaret annata 2013 è un ben fatto taglio bordolese che vince ogni anno diversi premi internazionali, formato da Cabernet Sauvignon (78%), M

Altosur Malbec 2016 di Sophenia (Tupungato Valley - Mendoza)

A parte qualche Champagne non mi capita spesso di bere vini rossi o bianchi non italiani. Ma visto che il mio enotecario di fiducia ha introdotto un intero scaffale di vini internazionali, alcuni dai prezzi abbordabili (per le mie tasche), ho deciso di acquistare questo Malbec argentino. Come sempre un po’ di storia ci aiuta a capire meglio cosa stiamo bevendo. Le prime tracce dell’Argentina vitivinicola si hanno nel 1500 ad opera dei missionari che solcavano in lungo e in largo queste lande desolate in cerca di anime da convertire. I vitigni erano chiaramente importati dall’Europa e a questi si sono aggiunti nei secoli successivi quelli portati da un nutrito gruppo di coloni italiani che, per sentirsi un po’ più a casa, hanno deciso di piantare Barbera, Bonarda e Sangiovese. Tuttavia fino alla fine degli anni 70 del secolo scorso la viticoltura argentina è rimasta ad un livello qualitativo piuttosto basso e legata ad un consumo prevalentemente locale o nazionale.

Semplicemente Grattamacco !!!

E' bello avere amici che conoscendo la tua passione per il vino ed essendo dei wine lovers sanno regalarti bottiglie in grado di farti emozionare. In questo caso parliamo del Grattamacco dell'azienda Colle Massari, situata a Castagneto Carducci, patria del Bolgheri Doc e dei famosi e tanto apprezzati Supertuscan. Ma senza scomodare la patria del Sassicaia o altri famosi vicini di casa, l'azienda Colle Massari produce un Bolgheri di tutto rispetto, che ad un prezzo più che accessibile permette di farsi delle bevute di qualità. La cantina e i vigneti che danno vita al Grattamacco si trovano su una bella collina affacciata sul mare, dove d'estate prevale il classico clima asciutto e ventilato di questa parte della Toscana. La cantina nasce nel 1977 e oggi conta 32 ettari, di cui 12 dedicati alla viticoltura mentre i restanti ettari si dividono tra oliveto e area boschiva che garantiscono una naturale biodiversità fondamentale per la vigna, a maggior ragione in

I bianchi macerati parte III: la Ribolla gialla di Gravner

Sintetizzare in poche righe l’incredibile influsso che ha avuto Josko Gravner per la viticoltura friulana e italiana in generale è non solo complicato ma anche estremamente riduttivo. Del resto, come capita solo ai grandi in qualunque campo si trovino a operare, della sua filosofia produttiva si sono imbevuti a piene mani alcuni tra i produttori più importanti e apprezzati dell’ultimo decennio. La sua filosofia produttiva si può riassumere brevemente nel concetto che la terra non è nostra ma che l’abbiamo solo in prestito temporaneamente e quindi dobbiamo saperla conservare nel migliore dei modi per lasciarla integra a chi verrà dopo di noi. E per fare capire che non si tratta di marketing ma di cose concrete ecco le anfore di terracotta interrate, le botti grandi, la totale assenza di pesticidi e filtrazioni, l’utilizzo dei soli lieviti autoctoni, il non controllo del grado zuccherino e della temperatura e non ultimo la totale assenza di solfora aggiunta. In vi

I bianchi macerati parte II: la Ribolla gialla di Radikon

Confesso che la Ribolla Gialla di Stanko Radikon è uno dei vini più estremi che mi sia capitato di assaggiare. Anche in una serata dove si ‘sfidavano’ tre grandi dell’enologia friulana (Radikon, Gravner, Podsevic), della coltivazione biodinamica e della macerazione sulle bucce, il suo Ribolla gialla è risultato il vino più estremo, quello che si è spinto ancora un po’ oltre i confini conosciuti dell’enologia. La sua filosofia è ben conosciuta ed è il frutto di un percorso che chiamerei evolutivo-esplorativo, un approccio pragmatico fatto di continui correzioni di errori e nuove strade da esplorare, che portano alla Ribolla Gialla annata 2008 così come l’ho assaggiata. In mezzo ci stanno la coltivazione in regime biodinamico della vigna, in cantina l’utilizzo dell’acciaio, la barrique, la botte grande, i tini tronco-conici, i lieviti indigeni, la lunga macerazione sulle bucce, l’assenza di controllo sulla temperatura, la mancata filtrazione e per finire la coraggiosa rinun

I bianchi macerati parte I: la Ribolla Gialla di Damijan Podsevic

Un po’ filosofo, un po’ vignaiolo, di sicuro è un libero pensatore. Sto parlando della filosofia produttiva di Damijan Podversic, produttore friuliano del Collio,   che seguendo le orme e l’influenza di un altro grande della viticoltura friulana, Josko Gravner, produce vini di una personalità unica, della serie o li adori non puoi berli (perché non li capisci). Per lui i concetti di riappropriazione dei tempi della natura, le fasi lunari, il falcio dell’erba tra i filari nei tempi giusti e tanto tanto altro. Concetti e pensieri prima di tutto, poi seme, acino e terra ….. e poco altro, tanto che in cantina si può solo cercare di sbagliare il meno possibile. Inutile dire che non ama i tecnici, i concetti precostituiti e le forzature sui vini e sulla natura, ed è inutile anche affermare che ama il vino di un amore profondamente viscerale da un’età alla quale oggi si pensa al massimo allo smartphone di ultima generazione. Un percorso che per Damaijan è costellato di err

Sand il Moscato giallo di Cantina Colterenzio

Il Moscato giallo è un vitigno aromatico che fa parte della famiglia dei Moscati, insieme al Moscato bianco molto diffuso in Piemonte, il raro Moscato di Scanzo, il Moscato di Alessandria molto diffuso nel meridione, il Moscato di Terracina e il Moscato Rosa, quest’ultimo coltivato soprattutto in Alto-Adige. Le sue origini sono probabilmente mediorientali e, come molti altri vitigni considerati autoctoni, è stato portato in Italia dai greci e coltivato dai Romani. Può dare vita a vini secchi o dolci e la sua scarsa diffusione lo rende (ai miei occhi), elegante e aristocratico, un vino che non ha bisogno di primeggiare, ma che sa di poter immediatamente stupire per la sua nota aromaticità. Ho una particolare attrazione per i moscati vinificati senza residuo zuccherino e, in una piovosa ma ancoraa tiepida sera di fine ottobre, ho avuto la possibilità di assaggiarne una versione di buonissimo livello. Parlo di Sand annata 2015, il Moscato giallo di Cantina Colterenzio, che

I Clivi Brut Nature di Ferdinando Zanusso

Volevo approcciare un post su un recente assaggio di vini di Radikon, Damijan Podsevic e Gravner, con una breve introduzione relativa a questo Brut nature assaggiato come starter pre-cena, ma dopo aver cercato informazioni sul produttore e ricordandomi le belle sensazioni provate in fase di assaggio, ho deciso che meritava un post dedicato. Nella serata tutta dedicata alla Ribolla gialla coltivata in quell’estremo lembo d’Italia chiamato Collio, abbiamo deciso di stappare una Ribolla spumantizzata che viene prodotta con una singola fermentazione naturale invece delle solite due utilizzate per il metodo Charmat e il metodo Classico. Ma partiamo dall’inizio e quindi dal produttore. Ferdinando Zanusso è un produttore vitivinicolo in quel di Rosazzo, nei Colli orientali del Friuli. La particolarità di questa terra, terroir se vogliamo tirarcela come i francesi, è il Flysch, ovvero strati di marne e arenarie di origine eocenica. Il resto lo fanno il microclima di queste

La Valle d'Aosta di Anselmet nel Torrette superiore annata 2015

Dal punto di vista vitivinicolo la Valle d’Aosta mi ha sempre incuriosito. La cultura della vite era già praticata nei popoli preromanici e in particolare dai Salassi, popolo di origine celtica che abitava la vallata centrale più abitabile da un punto di vista climatico rispetto a tutto il resto del territorio valdostano che presenta cime spesso inarrivabili. Con l’arrivo dei Romani la vite ebbe una grande espansione, mentre nel Medioevo ci furono numerosi alti e bassi con le pestilenze e carestie ma anche con lo sviluppo di numerosi vitigni autoctoni, alcuni scomparsi e altri ancora coltivati. La viticoltura in Valle d’Aosta segue il naturale corso della Dora Baltea, si inerpica su terreni calcareo-sabbiosi ed è influenzata da escursioni termiche spesso importanti e da una generale e sostenuta ventilazione. I vigneti sono in massima parte terrazzati, ricavati dai primi contrafforti delle montagne (qui non si può parlare di colline) Alcune vigne poste ad altitud

Sfida tra titani: Amarone Piovesole, Barolo Barale e Brunello La Mannella

Metti una sera nella quale pensi che hai avuto proprio un bel colpo di genio quel giorno che ti sei intestardito a voler tradurre la tua passione per i vini in un pezzo di carta, comunemente chiamato diploma di sommelier, che ora sta incorniciato in taverna seminascosto tra una libreria Ikea stracolma di libri e un improbabile quadro ereditato dai nonni. Nella stessa sera mentre guidi verso la cena-degustazione a casa dell’amico Camillo, covo storico dei soliti astemi, trovi anche come sia strano il destino quando in quella gita al termine del primo corso Ais, ti sia capitato in modo del tutto casuale di sederti vicino ad un collega aspirante sommerlier, che ha poi deciso di lasciare al secondo livello (e chi l’ha mai più sentito), ma che ha avuto il grande pregio di farti conoscere la sopracitata persona, con la quale nel frattempo è nata una sincera amicizia che dura già da parecchi anni. Del resto intuito e fortuna sono componenti fondamentale della vita. Nel fratte

Villa Angela Pecorino (2015) di Velenosi

E’ da un po’ che non mi capitava di assaggiare un Pecorino. Ne avevo bevuto (e molto) durante le mie vacanze nelle Marche, che per diverse ragioni, ho rivisitato più volte nel corso degli anni passati; ma fuori dalla regione l’ho riprovato raramente. Il Pecorino è un vitigno autoctono della zona a cavallo fra il sud delle Marche e il nord dell’Abruzzo, con qualche sconfinamento nelle zone più orientali del Lazio. Appartiene alla grande e variegata famiglia dei Trebbiani, preferisce le colline più fresche ed elevate, e solitamente riesce al meglio nelle sue versioni vinificate e affinate in acciaio, al fine di mantenere inalterate le sue qualità intrinseche. Le sue origini sono antichissime, in quanto le prime tracce documentali risalgono al II secolo a.C., periodo in cui venne portato dai Greci in Italia. Il suo nome, che si presta spesso a facili sorrisi nelle cene tra amici (per non parlare della Passerina) pare derivi dal fatto che le pecore adorassero cibarsi