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Visualizzazione dei post da ottobre, 2014

COSTERA CANNONAU DI SARDEGNA DOC (2010) - ARGIOLAS

Costera Cannonau di Argiolas La Sardegna è una regione che sta costantemente incrementando anno dopo anno la qualità media del vino prodotto. Sicuramente il successo ottenuto da Vermentino e Cannonau in Italia e all'estero, hanno contribuito ad una crescita da parte di molti produttori sia in termini di consapevolezza del proprio potenziale inespresso sia relativamente alla capacità di piacere in mercati sempre più esigenti e al contempo in contrazione. Ma a mio avviso la vera affermazione della Sardegna come produttore di qualità nel panorama enologico italiano e non, dovrà necessariamente passare dall'affrancamento dai confini regionali dei vitigni autoctoni che formano la spina dorsale dell'enologia sarda, come Bovale, Monica, Nasco, Nuragus, Torbato, Malvasia di Bosa e altri. Bisogna anche riconoscere che all'interno di questo scenario un ruolo importante di traino l'hanno avuto alcuni medi e grandi produttori come Sella&Mosca della multinazionale

LANGHE FAVORITA DOC (2013) - ANGELO COLLA

Ci sono i vini che si fanno aspettare, quelli scontrosi, eleganti, eclettici, poi ancora quelli muscolosi, strutturati e poi ci sono i buoni vini da tavola, quelli che finisci senza accorgertene, conviviali, sanno farsi apprezzare con doti di naturalezza e spontaneità e possono facilmente abbinarsi a tantissimi piatti di tutti i giorni. Fa parte di quest'ultima categoria l'onesto Langhe Favorita di Angelo Colla, azienda a conduzione famigliare di Diano d'Alba, che oltre ai territoriali Dolcetto e Barbera produce anche questa Favorita, che altro non è se non il Pigato ligure o il Vermentino sardo. E nonostante il Vermentino riesca bene (o meglio) nei terreni poco distanti dal mare, questo Langhe Favorita ha una ben definita struttura varietale all'olfatto e una buona intensità espressiva al palato. Il Piemonte è una regione dove prevalgono nettamente i vitigni a bacca nera, tuttavia nel tempo si sono affermati, in alcuni casi con un certo successo, i vitigni auto

SAIGNEE DELLA ROCCA OLTREPO' PAVESE DOCG - CONTE VISTARINO

...... e questo è l'Oltrepo' Pavese che mi piace. Per anni queste dolci colline che si stagliano malinconiche sulla Pianura Padana sono state prese d'assalto dai milanesi che si rifornivano di damigiane di vino sfuso e il risultato non poteva che essere un abbassamento della qualità media del vino prodotto. Ma ora che si ha una tendenza alla riduzione del consumo complessivo di vino, ma non di quello di qualità, le aziende stanno ritornando a produrre con basse rese, selezione dei grappoli, agricoltura sostenibile e pratiche di cantina poco invasive. Lo dimostra questo Saignee della Rocca di Conte Vistarino, azienda storica dell'Oltrepo' Pavese che produce su 200 ettari vitati Pinot nero, Riesling renano, Pinot grigio, Moscato, Croatina e Barbera. Tra l'altro aspetto molto importante per la biodiversità dell'ecosistema, che a sua volta è in grado di garantire maggiore spessore varietale all'uva rispetto alla monocoltura della vite, è che i vignet

DUBL BRUT METODO CLASSICO - FEUDI DI SAN GREGORIO

La Falanghina è un vitigno autoctono campano già noto ai Sanniti e ai Romani, che con i loro mercanti lo portarono in Italia dalla Grecia, dove si diffuse nel centro-sud Italia. Ad oggi la Falanghina è coltivata soprattutto in Campania e apprezzata per le sue doti di freschezza gustativa che la rendono adatta non solo ai vini bianchi giovani e freschi ma anche a prodotti di spumantizzazione. In effetti negli ultimi anni si sono sdoganati molti luoghi comuni, tra cui quello che i vini spumanti di qualità si potessero fare solo in Franciacorta, Trento doc o in alcune zone dell'oltrepo' pavese. Si producono ottimi spumanti metodo classico anche in Piemonte, Umbria, Puglia e Sicilia, anche se legati più alla buona volonta' e spesso al coraggio dei singoli produttori che non possono contare sulla massa critica generata da un sistema o consorzio come ad esempio succede in Franciacorta. In Campania, Feudi di San Gregorio è una vera e propria istituzione, un produttore che

MONICA DI SARDEGNA DOC (2012) - PALA.

Non ho una grande riserva di vini in cantina, in genere preferisco berli che conservarli, a meno che non li ritenga ancora pronti per il consumo. Tuttavia tengo sempre una minima scorta di vini per poterli abbinare ai piatti, soprattutto nel fine settimana e si tratta quasi sempre di vini che non ho mai bevuto. La curiosità, in ambito vitivinicolo, credo sia una qualità che ho appreso al corso per sommelier. In precedenza tendevo a ripetere l'acquisto di un vino che mi era piaciuto invece di 'rischiare' con qualcosa di nuovo. Di certo all'epoca non avrei mai bevuto il Monica, vitigno autoctono molto diffuso in Sardegna. Le sue origini sono incerte, per alcuni è stato portato sull'isola dai monaci camaldolesi, mentre per altri è stato introdotto con la dominazione spagnola. Sta di fatto che si è adattato perfettamente sull'isola trovando le condizioni pedo-climatiche ideali. Riesce particolarmente bene su terreni profondi, calcarei, di medio impasto e

BOLLICINE IN FESTA - XI EDIZIONE

Domenica pomeriggio ho partecipato all'evento Bollicine in Festa a Misinto, in provincia di Como, arrivato alla sua XI edizione e organizzato da Ais Monza e Brianza. Anche quest'anno un bel successo di pubblico e solita nutrita presenza di vini in esposizione non solo delle zone classiche delle bollicine come Franciacorta, Trento Doc e Oltrepo' Pavese, ma anche produttori di varie zone d'Italia che si sono cimentati nel metodo classico, oltre ad alcuni Champagne. Quest'anno dal mio banco di mescita ho potuto degustare due prodotti di Ca' di Frara, nota azienda di Mornico Losana, che con una produzione di 19 etichette e 400.000 bottiglie, si pone come uno dei punti di riferimento dell'Oltrepo' Pavese. I terreni argillosi e gessosi di queste zone sono perfette per le basi spumante, mentre l'età media delle vigne è di 15-25 anni e gli impianti sono tutti con a guyot. OLTREPO' PAVESE CRUASE' OLTRE IL CLASSICO. È stato il prodotto più

CESANESE IGT (2012) - POGGIO LE VOLPI

Perché il Lazio, nonostante un passato remoto vinicolo glorioso e terreni assolutamente vocati all'agricoltura tra cui la vite, non si sia mai imposto nell'immagine collettiva come una regione che può a pieno diritto produrre buoni e anche ottimi vini, non riesco proprio a spiegarmelo. Del resto la vite era coltivata ancora prima dei romani, poi la crescita di Roma come potenza economica e politica, ha dato una spinta decisiva alla sua coltivazione, soprattutto sui fertili suoli di origine vulcanica intorno ai Castelli Romani. Nel dopoguerra i produttori laziali hanno spesso preferito una produzione più improntata sulla quantità, rispetto alla ricerca della qualità, anche se in anni più recenti c'è stata una decisa inversione di tendenza, grazie al lavoro di alcuni piccoli e medi produttori che hanno saputo dare una svolta alla viticoltura laziale, tracciando una strada che ora in molti stanno percorrendo. Tra i vari vitigni che possiamo ritrovare in questa regione,

LA STAFFA, UN GIOVANE VERDICCHIO DAL RADIOSO FUTURO

Sono rimasto diverso tempo indeciso su quale Verdicchio acquistare all'enoteca Galli di Senigallia, tra i tanti che si producono in questa splendida regione. Poi, un po' la consapevolezza di aver parcheggiato l'auto davanti al negozio in piene striscie blu ovviamente senza pagare, un po' il velato consiglio del bravo enotecario e, per finire, il fresco ricordo di un articolo letto in rete su La Staffa, mi hanno fatto propendere per questo Verdicchio, prodotto a Staffolo da un giovanissimo proprietario di nome Riccardo Baldi. Avevo appena fatto rifornimento da Bruscia, di cui ho già parlato in precedenti post, poi in enoteche varie ho acquistato altri prodotti che ho consumato un po' in vacanza e un po' appena tornato. Il tutto per dire che questa bottiglia mi ha pazientemente aspettato fino ad una grigia e piovosa settimana di ottobre, quando finalmente ho deciso che era giunto il momento di iniziare il rito della stappatura in religiosa concentrazio

BEL PIANO MOSCATO D'ASTI DOCG (2013) - CASCINA FONDA

Lo so che il Moscato viene comunemente indicato come un vino dolce che piace esclusivamente alle donne che solitamente non apprezzano il vino oppure, ancora peggio, agli uomini pseudo astemi. Il motivo principale credo sia dovuto ad anni, anzi decenni, nei quali le case degli italiani si sono riempite per Natale, compleanni e ricorrenze varie di Moscato da 2 euro venduto in abbinata ad un improbabile panettone industriale prodotto ad agosto e lasciato in magazzino fino alla ricorrenza. Ad oggi ci sono diversi produttori di Moscato che hanno sposato una prospettiva di lungo termine, credendo nel prodotto e nelle sue potenzialità, come Marco Bianco, Saracco, Cascina Fonda e altri. Sebbene superfluo, occorre ricordare che l'abbinamento dolce-secco va contro qualsiasi regola di buonsenso, prima ancora che di regole Ais o di altre associazioni simili. Quindi niente Champagne con torta alla panna o Franciacorta con pasticcini; per quanto buoni siano entrambi i prodotti,

CIRÒ, UN VINO DALLE ORIGINI ANTICHE

Il Cirò è senza dubbio il più famoso vino calabrese, ed ha indiscutibilmente una storia antichissima alle spalle. Era infatti un vino già noto al tempo dei greci, i quali nella zona in cui oggi sorge Cirò Marina si erano insediati con una loro colonia chiamata Krimisa. Greci che hanno avuto il pregio di saper valorizzare questo vino, facendolo diventare il vino ufficiale delle olimpiadi, in uno dei primi esempi di sponsorizzazione della storia. La tradizione è stata poi riproposta alle olimpiadi di Città del Messico nel 1968, dove agli atleti veniva dato come vino ufficiale proprio il Cirò. Viene prodotto sulle colline intorno a Cirò, Cirò Marina e parte dei comuni di Crucoli e Melissa. I terreni sono prevalentemente argillosi e sabbiosi, mentre le temperature possono raggiungere anche i 40 gradi, tanto che la vendemmia inizia solitamente già ai primi di settembre. I vigneti di Gaglioppo sono carezzati dai venti di scirocco e tramontana e possono beneficiare di un clima secco e v